Stomachion

sabato 12 luglio 2025

Zio Paperone #84: Il segreto di Molly Mallard

20250711-zio-paperone84-estratto-cover
Dopo aver approfondito il personaggio di Hugh De' Paperoni, è giunto il momento per il terzo e (per ora) ultimo episodio di Storia e glora del clan De' Paperoni con un racconto che getta luce su un'altra degli avi di Paperone, la nonna Molly Mallard.
Secondo l'albero genealogico di Don Rosa, Molly era sposata con Dingus De' Paperoni, detto il sozzo, e i ritratti che ne fece il fumettista del Kentucky non erano esattamente felici: mostravano, infatti, una Molly depressa e un Dingus dal piglio arcigno (come il tipico esponente del clan De' Paperoni) e vestito nella foggia dei minatori.
Lo stesso Rosa, che ne aveva realizzato la foggia a partire sia dalle informazioni presenti nell'albero genealogico privato di Carl Barks, sia a partire dalle informazioni contenute in particolare ne Il clan di Zio Paperone, immaginava la storia di Molly e Dingus molto poco adatta al mondo disneyano. E dunque, con queste premesse, il compito delle autrici de La doppia vita di Molly Mallard lo si può immaginare particolarmente complicato.
Il riscatto del palco
20250711-zio-paperone84-flip-cover
La principale difficoltà che evidentemente doveva affrontare Mirka Andolfo era quella di restare in linea con l'aderenza storica con cui la serie si è presentata ai lettori sulle pagine di Zio Paperone. In questo caso il periodo storico e il mestiere di Dingus non erano certo dei migliori per realizzare una storia che fosse anche disneyanamente accettabile: stiamo, infatti, parlando della metà del XIX secolo, in una Glasgow in crescita che si reggeva sul lavoro, decisamente sottopagato, dei minatori. E a quel tempo, almeno per le fasce più basse della popolazione, c'era una sorta di parità di genere, visto che nelle miniere erano presenti anche donne e bambini, in virtù di una stazza che permetteva loro di infilarsi in pertugi dove un uomo adulto non sarebbe riuscito ad arrivare.
Andolfo, nonostante tutto, non rinuncia a mostrare l'estrema povertà, le difficoltà e anche i rischi della vita dell'epoca, molto ben supportata da una sempre ottima Giulia Lomurno e da due coloriste come Agnese Eterno e Katia Vecchio che riescono a trovare sempre la migliore combinazione di colori per ben rappresentare le varie atmosfere della storia, cangianti quasi a ogni pagina. La chiave, però, per alleggerire tutta la vicenda è tanto semplice quanto efficace: i ritratti di Don Rosa sono solo una parte della storia, quella legata appunto al lavoro nelle miniere.
Andolfo va, quindi, oltre quei ritratti, riuscendo a raccontare personaggi molto più tridimensionali, che sì sudano e soffrono nella vita di tutti i giorni, ma che hanno sogni e speranze e, soprattutto, trovano il loro momento di riscatto grazie al teatro, chi sul palco, chi sotto il palco. Ed è proprio il riscatto la parola chiave della storia, molto più della "doppia vita" del titolo: il riscatto dalla propria condizione di ultimi, ma anche rispetto ai soprusi dei ricchi. E sebbene ci siano un paio di dettagli che lasciano perplessi, onestamente ci si soprassiede ben volentieri, proprio perché una storia così coraggiosa non la si leggeva da tempo.

Nessun commento:

Posta un commento