Una delle opere in cui l'orrore entra nel quotidiano per criticarlo è indubbiamente La metamorfosi di Franz Kafka. Il mestiere del protagonista, la sua situazione familiare, il modo in cui questi ultimi reagiscono alla sua mutazione, tutto viene congegnato per disturbare il lettore, ma anche per mettere in evidenza alcune dinamiche familiari e sociali in qualche modo distorte.
In un certo senso anche Bug Boy di Hideshi Hino fa la stessa cosa, e in maniera al tempo stesso più esplicita ed estrema, come da stile del mangaka giapponese.
Il protagonista è uno studente delle medie, Sampei Hinomoto, più interessato al mondo naturale, in particolari agli insetti, e molto meno al resto delle materie scolastiche. La scelta di queste inclinazioni da parte di Hino è, ovviamente, quella di indirizzare la storia verso ciò che generalmente ripugna di più gli esseri umani, gli insetti, appunto, ma ci si potrebbe anche leggere una certa scelta ambientalista, in qualche modo confermata anche dalla deriva splatter della seconda parte. La prima parte, infatti, è una abbastanza esplicita reinterpretazione del racconto di Kafka, con il ragazzino protagonista che viene man mano trasfigurato diventando egli stesso un insetto, aumentando il senso di ripugnanza che già il mondo, famiglia compresa, provava nei suoi confronti a causa dei suoi interessi.
Questa prima parte, quindi, che sviluppa uno dei temi cari della poetica di Hino, l'allontanamento del diverso, sfocia in una seconda in cui la conseguenza è la creazione del mostro, che ormai sempre più emarginato, diventa una minaccia per la società e a essa si ribella, cerca di distruggerla. E' evidente che senza la prima parte, quella della trasformazioni, la seconda non potrebbe generare alcun senso di critica nel lettore nei confronti della società in generale e degli atteggiamenti del singolo in particolare.
E' significativa, dunque, l'ultima scena, consolatoria per il protagonista e il lettore che ha empatizzato con lui, ma anche per una lettura più generalmente ambientalista dell'opera, essendo ambientata lontano dal contesto urbano in cui si sviluppa la maggior parte della vicenda. In questo senso il mostro in cui si trasforma il protagonista può essere visto come l'espressione di una natura costretta a ridurre i suoi spazi, a recedere di fronte all'avanzata delle città umane, in una storia che sposta l'attenzione dal tema dell'incomprensione tra esseri umani a quello dell'incomprensione del nostro posto rispetto all'ambiente che ci circonda.
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