Stomachion

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lunedì 7 luglio 2025

Le grandi domande della vita: Con l'ombrello nel sistema solare

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Tutto inizia quando, per il mini-laboratorio EcoParole in scena, è stato chiesto ai partecipanti di portare un oggetto legato alla tematica del laboratorio. Il mio primo pensiero, che ha ben poco a che fare con la domanda cui andremo a rispondere in questo post, è stato l'ombrello. L'immagine che mi è arrivata subito, infatti, è stata quella di due pagine di una delle classiche riviste patinate, tipo Oggi (se non ricordo male era proprio quella), su cui erano state pubblicate, all'alba del disastro di Cernobyl, due pagine con un intero set per difendersi dalle piogge acide dovute alle nubi cariche di radiazioni. E in quel set c'erano impermeabili, cappelli, stivali e anche un ombrello.
Da questo punto di vista, quindi, l'ombrello diventa il simbolo di un disastro non solo economico, ma soprattutto ambientale dovuto all'incuria del genere umano anche relativamente alle proprie cose (e non solo quelle ambientali). Però ragionandoci un po' mi è sorta spontanea un'altra domanda: ma l'ombrello che utilità potrebbe avere nel sistema solare?

martedì 13 giugno 2023

Topolino #3524: In gita su Marte

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Visto che ultimamente sto dedicando pochi video a Disney 100, mi sembrava giusto dedicare l'apertura della recensione dell'ultimo numero di Topolino alla storia della serie Once upon a mouse... in the future. Vacanze in astroroulotte di Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio è una reinterpretazione in chiave futuristica di uno dei corti disneyani più divertenti con il trio Topolino, Paperino e Pippo. Sto parlando di Mickey's trailer di Ben Sharpsteen, uscito originariamente a maggio del 1938 e giunto in Italia a fine 1960 come La roulotte di Topolino. La storia è divertente, molto fedele al corto originale e con l'aggiunta di un protagonista coerente con l'ambientazione, un piccolo rover esplorativo della nostra epoca. Presenta, poi, una particolarità apprezzabile, visto che i tre amici abitano in una città protetta dall'ambiente marziano da una calotta di vetro.
Dall'altro lato, invece, torna il Detective Donald di Vito Stabile e Carlo Limido con Cercasi guai disperatamente, storia che presenta due spunti decisamente interessanti: il primo è l'introduzione di Doretta Doremì nella serie, e il secondo è in una vignetta matematicamente molto interessante. Non escludo di realizzarci sopra un video in futuro!
Alla storia di Alessandro Pastrovicchio, invece, conto di dedicare il video di Disney Comics&Science che, questa settimana, è in ritardo. Anche per via dell'esordio della nuova serie dedicata ai supereroi. Spero di riuscire a uscire con il video prima dell'uscita del Topolino #3525...

martedì 10 agosto 2021

Una città su Ganimede

Ganimede è uno dei satelliti di Giove, uno di quelli osservati il 7 gennaio del 1610 da Galileo Galilei. L'idea che anche Marte avesse dei satelliti ha all'incirca origine nella stessa epoca. Sembra infatti che Johannes Kepler male interpretò un appunto di Galileo su quelli che poi si sarebbe scoperto essere gli anelli di Saturno, supponendo che Galilei avesse osservato anche degli indizi relativi a satelliti marziani. Questi ultimi, però, vennero scoperti nel 1877 da Asaph Hall: Deimos, il 12 agosto, e Phobos, il 18 agosto. La cosa era abbastanza nota nel 1927 quando sul primo numero dell'anno di Popular Mechanics venne pubblicata l'immagine di una città futuristica costruita sulla più piccola delle lune marziane, Ganymeade, le cui dimensioni indicate nella rivista sono compatibili con quelle di Deimos, che è poco più della metà di Phobos.
Si potrebbero fare varie ipotesi: il redattore non era a conoscenza delle lune di Marte, oppure nell'idea di chi propose l'immagine, quella doveva essere una luna artificiale, o una luna acquisita dal pianeta in un lontano futuro. Ad ogni buon conto l'immagine è decisamente interessante, anche perché suggerisce che la città marziana ricopra l'intera superficie del satellite.
Mi sono imbattuto in questa curiosità mentre cercavo una immagine di un insediamento futuristico marziano da abbinare all'articolo sugli sport di squadra nello spazio nella serie delle Olimpiadi spaziali. E ora ve la ripropongo anche come curiosa idea fantascientifica, ottima per introdurvi a Destinazione Futuro e al centenario di Gene Roddenberry, ormai sempre più vicino!
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venerdì 30 luglio 2021

Le grandi domande della vita: Colpire palline su Marte

E' stata una settimana complicata: non ho pubblicato praticamente nulla, saltando anche la tradizionale recensione dedicata al numero settimanale di Topolino (che pure ho letto per tempo), iniziando persino ad abbozzarla. Non sono, però, riuscito a concluderla, concentrato in parte sul lavoro, in parte sull'atteso stacco dal lavoro.
Come avevo scritto settimana scorsa, in queste settimane EduINAF sta portando avanti un'iniziativa piuttosto pop come quella delle Olimpiadi Spaziali. E l'articolo uscito sabato scorso era dedicato a due sport, uno individuale e l'altro di squadra, da ipoteticamente praticare su Marte: tennis e baseball.
Fino all'ultimo ace
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Bisogna, però, avere un po' di pazienza prima di servire la palla nella metà campo avversaria. Il punto fondamentale sta nella ridotta accelerazione di gravità di Marte, $3.72 \, m/s^2$ rispetto ai $9.81 \, m/s^2$ sulla Terra. In questo caso, con un calcolo veloce, si scopre che i tempi di volo sul pianeta rosso sono all'incirca 2.7 volte i tempi di volo terrestri. Generalmente quando un tennista è al servizio, da quando lancia la palla in aria fino a quando la colpisce passano da 1 a 2 secondi in relazione all'altezza a cui la pallina arriva. A parità di velocità iniziale, il tempo d'attesa prima di colpire la pallina stessa varierebbe dai 2.7 ai 5 secondi o poco più. Questo, per uno sport molto veloce, ma anche molto lungo, dilaterebbe i tempi della partita, rendendo così necessari alcuni aggiustamenti regolamentari per non prolungare eccessivamente le partite.
In tutto questo abbiamo escluso la variabile del peso della pallina, che su Marte risulta quasi 3 volte inferiore e quindi i tennisti riuscirebbero a mandare la pallina ancora più in alto, almeno a parità di forza impressa nel braccio, aumentando così di un altro paio di secondi il tempo di attesa.
Se poi a questo aggiungiamo il fatto che la pallina dovrebbe attraversare un'atmosfera meno densa rispetto alla Terra, perdendo così una velocità praticamente trascurabile, è facile immaginare che, senza un cambio nell'impostazione di gioco, una partita di tennis su Marte si trasformerebbe in una sfilza di ace in cui a fare la differenza sarebbero proprio gli errori al servizio e le rare risposte di chi è in risposta.
Notate che, rispetto all'articolo su EduINAF, voglio mantenermi entro i limiti di gioco e quindi mantenere il campo dentro la lunghezza stabilita dei 24 metri: questo vincolo, insieme con la necessità di non over lanciare la pallina troppo in alto e con troppa foga, renderebbe una partita di tennis su Marte una sfida piuttosto interessante per gli atleti.

venerdì 19 febbraio 2021

La mia casa su Marte

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Dopo il successo di Into the Electric Castle, Arjen Lucassen per il suo progetto musicale Ayreon decide di ritornare nella storia fantascientifica impostata nell'album di debutto The Final Experiment. Per questo nuovo concept album, Universal Migrator, il quarto nella discografia della superband, il musicista olandese decide di proporre un lavoro più complesso dei precedenti, costituito in realtà da due album distinti, The Dream Sequencer e Flight of the Migrator. I due dischi si distinguono per due stili differenti: il primo è di genere progressive metal, mentre il secondo presenta sonorità tipiche dell'heavy metal. L'idea di Lucassen è quella di andare incontro ai gusti dei suoi fan, permettendo loro di scegliere quale dei due generi acquistare. Con sua grande sopresa, però, gli appassionati degli Ayreon acquistarono entrambi gli album.
La storia
Siamo nel 2084. L'ultima guerra mondiale ha eliminato qualunque forma di vita sulla Terra. Solo un gruppo di esseri umani è riuscito a fuggire proprio sul finire della guerra per stabilirsi su Marte. Per poter sopravvivere sul pianeta rosso, però, o si hanno a disposizione sistemi che permettono di produrre le risorse in loco, o si resta in qualche modo legati con la madre patria. Ed è in questa seconda situazione che ricade la colonia marziana di The Dream Sequencer, come racconta l'ultimo colono rimasto su Marte nella title track.
L'uomo, in realtà nato su Marte dai primi coloni, non ha mai vissuto sulla Terra, come ricorda all'inizio di My House on Mars, seconda canzone dell'album:
You promised you'd return and take me to Earth
Questa, in realtà, è una frase che l'uomo disse al padre nella sua infanzia: la caratteristica della prima parte di Universal Migrator è, infatti, un susseguirsi di ricordi della vita passata dell'ultimo colono marziano. Questi vengono riportati alla memoria utilizzando un particolare macchinario, il dream sequencer del titolo della prima parte. Il macchinario, però, va anche oltre le aspettative dell'utilizzatore: il sognatore, infatti, inizia a rivivere le sue vite passate, andando sempre più indietro fino a The First Man on Earth.
Di tutta questa sfilza di vite passate, però, noi ci occuperemo dell'ultima in ordine temporale, quella su Marte.

venerdì 18 dicembre 2020

Colonizzare

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In questi giorni si è svolta la finale di un concorso di robotica per studenti delle superiori. Organizzato da Esero Italia, prevedeva l'uso del rover didattico Marrtino. I team di studenti coinvolti, 16 in totale, hanno anche dovuto gestire una sorta di comunicazione totale, scrivendo anche un racconto di fantascienza per descrivere il loro ammartaggio. Su EduINAF abbiamo pubblicato i nostri sei racconti preferiti: nell'articolo potete leggere un estratto e scaricare il pdf che li raccoglie tutti, inseriti in ordine in versio, dal (per noi) peggiore al migliore.
Ovviamente, per la classifica, ci siamo dedicati alla lettura e personalmente ho scelto una soundtrack che si confacesse nel modo migliore al genere di racconti che mi apprestavo a leggere. E la scelta è caduta sull'album di epic metal Colonization dei Soundcritters, che usando solo la musica senza alcuna parola racconta della prima colonizzazione umana di un esopianeta.
Prima di lasciarvi all'ascolto dell'album (qui sotto c'è il codice di embedding di Spotify, ma potete trovare l'album su Bandcamp) volevo giusto far notare che negli articoli i ragazzi hanno inserito una serie di descrizioni e informazioni scientificamente corrette basate sulle informazioni che hanno ricevuto nel corso delle lezioni preparatorie al concorso (inclusa una visita a distanza alla Altec).
E ora, buon ascolto!

venerdì 23 agosto 2019

Le grandi domande della vita: La Luna, Marte e i triangoli

Con la fine di agosto, sta rispuntando in giro una vecchia bufala, che era già assurta agli onori della cronaca nel 2016 ma che sembra sia in circolazione addirittura dal 2002: ovvero che nel mese di agosto è possibile vedere Marte con le stesse dimensioni apparenti della Luna, se non più grandi. Il problema è che ciò non è mai possibile. Vediamo perché.
Il diametro angolare
In astronomia esiste un numero particolare che misura le dimensioni apparenti di un oggetto nel cielo: il diametro angolare. Questo non è altro che un angolo, $\delta$, matematicamente definito dalla relazione \[\delta = 2 \arctan \frac{2}{2D}\] dove $d$ è il diametro dell'oggetto, $D$ la sua distanza dall'osservatore.
Se andiamo a vedere la tabella dei diametri orbitali, ci rendiamo conto che il diametro della Luna varia dai 1796 arcosecondi ai 2009 arcosecondi, mentre quello di Marte dai 3.5 arcosecondi ai 25.7 arcosecondi, quindi ben lontano dal $\delta$ della Luna.
A questo punto ci possiamo chiedere quanto dovrebbe essere distante Marte dalla Terra per apparire grande quanto la Luna. Prima di tutto invertiamo la formula di cui sopra: \[D = \frac{d}{2 \tan \frac{\delta}{2}}\] Sostituendo a $d$ il diametro di Marte e a $\delta$ il diametro angolare maggiore della Luna, opportunamente trasformato in gradi(1), si ottiene per la distanza Terra-Marte un valore di quasi 709000 chilometri, cioé quasi il doppio della distanza Terra-Luna e quasi 320 volte più piccolo della distanza reale tra il nostro pianeta e il pianeta rosso.

venerdì 30 novembre 2018

Le grandi domande della vita: Dal Sole a Marte passando per i

Come avrete notato DropSea ha subito un brusco rallentamento nella frequenza di pubblicazioni, e così pure l'amata (da un centinaio di lettori o qualcosa del genere) rubrica de Le grandi domande della vita. E anche se a sera tardi, giusto per non saltare il secondo mese di seguito, eccomi non proprio puntuale ma con una spinosa questione:
Il colore del Sole
Siamo tutti abituati ad associare il giallo come colore del Sole, perché è la frequenza che percepiamo quando proviamo a osservarlo per un fuggevole motivo. Eppure, se facciamo attenzione a un piccolo particolare, ci rendiamo conto quanto questa idea sia fallace. Basti pensare al famoso esperimento del prisma di Isaac Newton che mostrò come mettendo un prisma sul percorso di un raggio di luce bianca proveniente dal Sole si ottiene l'arcobaleno, ovvero la scomposizione della luce in tutte le sue frequenze.
D'altra parte c'è in giro gente che, rendendosi conto dalle fotografie diffuse dalla NASA e scattate fuori dall'atmosfera terrestre della colorazione bianca della nostra stella, scrive a tutto spiano che il Sole ha cambiato colore, confrontando le foto spaziali con le illustrazioni dell'antichità che tradizionalmente assegnano al sole colori accesi, come il giallo (soprattutto) e l'arancio, che sono anche i colori del fuoco. E tale associazione è anche culturalmente comprensibile, visto che il Sole, come il fuoco, ci riscalda.
Per chi è ancora piuttosto scettico, può essere interessante dare un'occhiata alle fotografie in What Color is the Sun?, in particolare a quella realizzata da Vasilij Rumyantsev che mostra come, ad altezze differenti del Sole sull'orizzonte, corrispondono colori percepiti differenti.

venerdì 28 settembre 2018

Le grandi domande della vita: Laboratori per interrogare l'universo

Questa sera ci saranno un po' in tutta Italia iniziative dedicate alla notte della ricerca. Quest'anno sarò attivamente impegnato in un laboratorio sulle onde gravitazionali, Marte e i pianeti extrasolari presso il Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci di Milano. Per cui ecco questa edizione speciale de Le grandi domande della vita con il testo che ho preparato per le spiegazioni post-laboratorio e una piccola animazione realizzata all'uopo!
Onde gravitazionali
Qualunque oggetto dotato di massa deforma lo spaziotempo. Inoltre ogni oggetto in movimento trascina dietro di sé lo spazio tempo e può anche generare delle onde gravitazionali. Tali effetti sono piccolissimi, ma diventano più evidenti nel caso di eventi catastrofici come la collisione di due buchi neri o di due stelle di neutroni.
In questo secondo caso la collisione genera una kilonova, un evento che libera energie tali da generare gli elementi più pesanti nella tavola periodica (come ad esempio l'oro): poiché tali collisioni sono particolarmente rare, questo spiega perché gli elementi creati in queste occasioni sono così rari nell'universo.
Torniamo alle stelle di neutroni: nell'istante della collisione vengono generate delle onde gravitazionali insieme con un intenso lampo di luce dovuto alle enormi energie liberate. Parte la corsa tra fotoni e onde gravitazionali (no! per quel che sappiamo adesso i gravitoni non esistono e non hanno nemmeno molte probabilità di esistere: certo, se poi dovessero venire scoperti, potreste spiegarglielo voi che, in realtà, non esistono!): entrambi viaggiano alla velocità della luce, ma poiché durante il percorso i fotoni "fanno cose, vedono gente", le onde gravitazionali arrivano leggermente prima, e questo ha permesso ai ricercatori di LIGO di mandare un'allerta agli astronomi per avvisarli dell'avvenuta collisione e fornire loro delle indicazioni sulla zona del cielo dove puntare telescopi e satelliti. In questo modo siamo riusciti a raccogliere non solo il segnale gravitazionale, ma anche la luce generata dalla kilonova.
LIGO (ma anche VIRGO), come riescono a determinare il passaggio di un'onda gravitazionale?

sabato 18 febbraio 2017

Miti da sfatare: un mestiere da uomini?

E veniamo all'ultimo dei miti da sfatare estratti da Autisti marziani di Stefano Dalla Casa e Paolo Bellutta. In quest'ultima puntata ecco per voi:
L'esplorazione spaziale è un mestiere da uomini
Per mantenere Curiosity operativo è necessario uno staff composto da quasi cento persone. Oltre al lavoro degli indispensabili autisti marziani ogni giorno è infatti necvessario il contributo di molti altri tecnici e scienziati perché tutto fili liscio. In barba all'assurdo stereotipo secondo cui la carriera in campo scientifico e ingegneristico è riservata agli uomini, poco meno del 50% del personale che assiste Curiosity è composto da donne. Il 26 giugno 2014 JPL ha celebrato il loro contributo con il Women's Curiosity Day. Modificando i turni quel giorno le donne sono arrivate a occupare ben 76 delle 102 posizioni previste. L'associazione tra Marte e la mascolinità, la lasciamo volentieri agli astrologi.

sabato 11 febbraio 2017

Miti da sfatare: misteriose creature marziane...

Onestamente a rileggere l'estratto odierno dall'appendice di Autisti marziani di Stefano Dalla Casa e Paolo Bellutta, devo trattenermi da un attacco di risa incontenibile, soprattutto pensando alla personale definizione (riduttiva indubbiamente) di ufologo: colui che osserva con attenzione foto panoramiche alla ricerca di strane creature provenienti dallo spazio profondo...
Misteriose creature sono state viste dai rover marziani
Anche attraverso le telecamere dei rover è facile ingannarsi. All'interno di un panorama immortalato dalla Pancam di Spirit nel 2008 è possibile, ingrandendo un punto specifico della gigantesca fotografia, trovare una forma sgranata che con un po' di fantasia può sembrare un Bigfoot che cammina (Bigfoot è una leggendaria creatura scimmiesca che dovrebbe vivere nelle foreste dell'America settentrionale). Anche in questo caso a giocarci lo scherzo è la pareidolia. La "creatura" dovrebbe infatti essere alta solamente 6 cm e la foto in cui è immortalata è in realtà composta da 3 differenti scatti, ognuno con un filtro diverso: possibile che tra uno scatto e l'altro sia rimasta immobile? Anche in una fotografia delle Navcam di tre giorni prima compariva nello stesso punto la figura vagamente umanoide, ma non ci sono dubbi che si tratta di semplici rocce. Un episodio simile ha avuto come protagonista anche Curiosity: ingrandendo un'immagine del 2012 degli ufologi si sono convinti di aver trovato una lucertola (o, a seconda delle versioni, un ratto).

sabato 4 febbraio 2017

Miti da sfatare: il meteorite marziano


Il meteorite marziano ALH84001
Intanto un ringraziamento alla Zanichelli che ha segnalato il primo degli estratti dall'apendice di Autisti marziani di Stefano Dalla Casa e Paolo Bellutta dedicati ai Miti da sfatare. La segnalazione è, in un certo senso, una conferma dell'operazione di condivisione di quante più informazioni utili per migliorare e diffondere la conoscenza.
Seguendo questa linea, oggi propongo Su un meteorite marziano sono state trovate tracce fossili:
Nel 1996 alcuni scienziati della NASA annunciarono di aver trovato nel meteorite marziano ALH84001 tracce di vita fossile simile ai batteri. Il microscopio elettronico a scansione sembrava non lasciare dubbi, ma indagini seguenti dimostrarono che le stesse strutture allungate potevano formarsi in maniera abiotica. La lezione per gli scienziati è che quando si cerca la vita extraterrestre non ci si può accontentare solamente di analisi morfologiche.

sabato 28 gennaio 2017

Miti da sfatare: una faccia su Marte


Foto della sonda Viking 1 della regione marziana Cydonia
Seconda puntata dei Miti da sfatare tratti dall'apendice di Autisti marziani di Stefano Dalla Casa e Paolo Bellutta. Oggi tocca a Su Marte c'è una monumentale "faccia" visibile dall'alto:
In una famosa foto della regione Cydonia ripresa dalla sonda Viking 1 sembra di vedere un volto, che da allora è noto come la "faccia su Marte" e che ha alimentato un gran numero di fantasiose speculazioni su una defunta civiltà marziana. In realtà è tutta colpa della nostra tendenza a riconoscere forme familiari anche in composizioni assolutamente casuali, come quando osservando le nuvole identifichiamo le figure più disparate. L'illusione di Cydonia scompare se riprendiamo la stessa area con uno strumento dotato di una risoluzione più elevata, come HiRISE: la "faccia" in realtà non è altro che una delle tante colline marziane.

venerdì 4 novembre 2016

Autisti marziani

Narrazione leggera, brillante e ironica dei nostri primi passi su Marte

Foto dell'area di impatto di Schiaparelli sul suolo marziano
La missione ExoMars 2016 ha avuto un doppio esito, positivo per il satellite di comunicazioni messo in orbita intorno a Marte, e che servirà per la missione successiva, negativo per il lander, che invece si è schiantato su Marte. L'ammartaggio di Schiaparelli ha, infatti, avuto esito negativo a causa di un non meglio identificato problema tecnico: a quanto pare il computer ha frenato il lander per appena 3 dei 30 secondi previsti. La causa di questo malfunzionamento potrebe essere una malprogrammazione del software o una difficoltà nell'incrocio dei dati provenienti dai sensori.
Ovviamente ci sarà nei prossimi quattro anni la necessità di capire l'origine del problema, per poter ridefinire la missione che dovrebbe portare nel 2020 un vero e proprio rover, come il famoso Spirit della Nasa.
Questi dispositivi mobili che vengono periodicamente inviati su Marte non si muovono di loro iniziativa, ma vengono guidati da Terra, con grande precisione, attenzione e lentezza, essenzialmente a causa dei 14 minuti per inviare e ricevere informazioni dal pianeta rosso. Tra gli attuali Autisti marziani che lavorano presso il JPL della Nasa c'è anche l'italiano Paolo Bellutta che, coadiuvato da Stefano Dalla Casa, ha scritto un'interessante guida per i suoi aspiranti colleghi!
L'uomo di Marte ha esplorato le possibilità di sopravivenza di uno scienziato rimasto solo sulla superficie marziana. Questo vero e proprio Robinson Crusoe del terzo millennio (e si spera che su Marte ci andremo entro questo millennio!) può essere considerato come un passo intermedio (ancora da compiere) nel processo di colonizzazione del pianeta rosso, iniziato, seppure in maniera indiretta, nel 1964 grazie alle prime foto scattate dal Mariner 4, la prima delle sonde terrestri a riuscire nell’impresa di avvicinarsi a sufficienza al pianeta.
Fino ad allora l'osservazione di Marte era stata fatta da lontano utilizzando il classico strumento dell'astronomo: i telescopi. Sebbene le osservazioni rislagono fino agli albori della civiltà, i più noti osservatori del pianeta sono stati considerati Giovanni Schiaparelli e Percival Lowell. In particolare quest'ultimo, a causa di una cattiva traduzione degli scritti dell'italiano, suggerì che sulla superficie marziana abitasse un popolo tecnologicamente avanzato. L'equivoco era nato a causa della traduzione del termine "canali", reso in inglese con "canals", utilizzato per i "canali artificiali", mentre Schiaparelli intendeva "canali naturali", suggerendo così un'idea forse meno forte di vita intelligente sul nostro vicino cosmico, ovvero quella di presenza di acqua corrente su un altro pianeta del sistema solare.
Ad ogni buon conto le idee di Lowell scatenarono gli scrittori di fantascienza, in particolare Edgar Rice Burroughs, che così trovò materiale per ideare la saga di John Carter eroe di Barsoom (il nome natio di Marte secondo Burroughs), e H.G. Wells con la sua Guerra dei mondi.
Tornando all'esplorazione di Marte, il passo successivo furono le missioni Viking, 1 e 2. Esse erano costituite da un orbiter e da un lander, con quest'ultimo che avrebbe effettuato l'esplorazione vera e propria del suolo marziano. Possiamo considerarli come i veri primi pionieri della possibile futura colonizzazione del pianeta.
Tra alterne fortune l'importante passo successivo avviene nel 1997 con l'entrata in orbita del Mars Global Surveyor e il successivo atterraggio del Pathfinder il 4 luglio del 1997, che però non arriva solo: deposita, infatti, il primo rover della storia del pianeta, il Sojourner. E ovviamente a guidarlo, da Terra e con un ritardo di 14 minuti circa, c'è il primo team di autisti marziani!

martedì 26 aprile 2016

Ridley Scott va nello spazio

Il primo, grande successo di Ridley Scott è stato indubbiamente Alien, film di culto da cui la 20th Century Fox ha tratto una serie cinematografica dalle alterne fortune(1) recentemente ripresa da Scott con il primo prequel Prometheus. Pur girando film di vario genere, Scott si è affermato soprattutto come regista fantascientifico, fatto ribadito da Blade Runner, film tratto da Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip Dick. E sempre da un romanzo è tratto uno dei suoi ultimi successi, The Martian.
L'aspetto interessante dei due film, però, non è solo nella comunanza di genere e regista, ma anche nel fatto che pure di Alien esiste un romanzo, sebbene sia una semplice novelizzazione.

Necronom IV di Giger
La genesi di Alien viene dall'incontro tra Dan O'Bannon e Ronald Shusett. In particolare il primo, che aveva appena finito di scrivere Dark Star, il fantascientifico e parodistico esordio di John Carpenter, aveva in animo di realizzare una sua versione in stile horror ambientata in una astronave con un equipaggio di pochi elementi. Una volta che i due creativi ottennero il via dalla casa di produzione, il secondo passo fu la scelta del regista, che, dopo aver scartato tre nomi iniziali, come tutti sappiano ricadde su Scott. Fu quest'ultimo che, ufficialmente, portò nel team di lavoro il pittore surrealista Hans Rudolf Giger, che aveva già impressionato O'Bannon in particolare con Necronom IV, quadro del 1976. E Giger, proprio a partire da quello, sviluppa tutti gli aspetti esteriori dell'alieno, che poi sarebbe stato costruito da Carlo Rambaldi.
La novelizzazione della sceneggiatura venne affidata ad Alan Dean Foster, scrittore esperto in questo particolare esercizio letterario (vedi, ad esempio, alcuni romanzi tratti dalla serie Star Trek): e in effetti il romanzo è esattamente identico scena per scena al film di Scott, quindi la vera domanda per chi sta leggendo queste righe è cosa ha aggiunto la narrazione letteraria a quella cinematografica. Innanzitutto uno scontato approfondimento psicologico dei personaggi, nonostante lo stile decisamente asciutto e veloce, cui è da aggiungere una leggera vena d'ironia, che non ricordo fosse molto presente nel film.

lunedì 7 marzo 2016

Brera su Marte: il lancio di ExoMars 2016

cc @stefacrono
L'acronimo ExoMars sta per Exobiology on Mars: la missione, che prevede il lancio di una sonda che orbiterà intorno a Marte con a bordo il lander (una piccola navicella progettata per atterrare sulla superficie di un corpo celeste) Sciaparelli che prenderà dati sulla superficie, verrà lanciata il 14 marzo (o in uno dei 10 giorni successivi) da Bajkonur. Sviluppata congiuntamente dalle agenzie spaziali europea e russa, vede una forte partecipazione tecnologica e scientifica da parte dell'Italia. Il principale obiettivo della missione è quello di cercare tracce di vita (passata o eventualmente presente) su Marte, cui si aggiungono la caratterizzazione e la distribuzione geochimica dell'acqua; lo studio dell'ambiente superficiale e l'identificazione dei possibili rischi per future missioni su Marte; lo studio degli strati subito al di sotto della superficie marziana per comprendere l'evoluzione e l'abitabilità del pianeta.
La missione, che è stata rimandata di un paio di anni, arriva così al suo varo e per festeggiare questo storico evento, l'Osservatorio Astronomico di Brera ha organizzato l'evento Brera su Marte, un incontro che si terrà il 9 marzo dalle 17:30 alle 19:30 presso la Sala della Passione della Pinacoteca di Brera.
Questo il programma della serata:
17:30 Saluti istituzionali:
  • James Bradburne, Direttore Pinacoteca di Brera e Biblioteca Braidense
  • Gianpiero Tagliaferri, Direttore INAF-Osservatorio Astronomico di Brera
17:45 Brera su Marte:
  • Giovanni Schiaparelli su Marte, Agnese Mandrino, Responsabile Biblioteca e archivio INAF-Osservatorio Astronomico di Brera
  • L'esplorazione robotica di Marte, Amalia Ercoli Finzi, Professore emerito di Ricerche Spaziali Politecnico di Milano
  • L'Europa su Marte: la missione EXOMARS (ESA), Franco Bonacina, Responsabile del Dipartimento Comunicazione e Portavoce del Direttore Generale dell'Agenzia Spaziale Europea
  • Le sfide tecnologiche e il contributo italiano, Vincenzo Giorgio, Vice-President Marketing & Sales di Thales Alenia Space e Amministratore Delegato di ALTEC S.p.A.
A seguire: domande-risposte con il pubblico.
L’incontro sarà moderato dal giornalista del Corriere della Sera Giovanni Caprara.
La partecipazione è gratuita e senza prenotazione.

giovedì 28 agosto 2014

Lontano dal pianeta silenzioso

C.S. Lewis non è solo lo scrittore de Le cronache di Narnia, ma ha anche realizzato una trilogia fantascientifica di cui recentemente (2011) la Adelphi ha proposto uno dei tre romanzi, Lontano dal pianeta silenzioso.
Il protagonista, Elwin Ransom, professore di filologia, viene portato contro la sua volontà da due loschi scienziati su Marte. Sembra quasi l'incipit di Paolino Paperino e il mistero di Marte di Federico Pedrocchi, e infatti anche nel romanzo di Lewis i due rapitori sembrano andare alla ricerca di ricchezze e potere, ma rispetto all'avventura disneyana, il romanzo da un lato cerca di essere scientificamente plausibile (il racconto del viaggio nello spazio, per quanto sia pieno di errori, giusto per non dire completamente sbagliato, è comunque apprezzabile per lo sforzo di immaginare in maniera coerente alcuni possibili disagi del viaggio stesso), dall'altro, invece, sembra raccogliere gli insegnamenti della cultura orientale per rappresentare la cultura marziana, costruita dall'apporto di razze differenti.
Un bel romanzo che, probabilmente, ha in parte influenzato Robert Heinlein nella sua descrizione della cultura marziana in Straniero in terra straniera, dove gli aspetti scientifici sono secondari, anche se ben descritti (e questo rende semplice l'identificazione degli errori).
Immagine: Nuovo pianeta di Konstantin Yuon

venerdì 12 aprile 2013

Gli dei invisibili di Marte

Marte rappresenta da sempre una suggestione per gli esseri umani. Il rapporto è sempre stato piuttosto conflittuale: si va da La guerra dei mondi di Wells al ciclo di John Carter di Burroughs, a tutta una serie di film spesso inquietanti dove Marte rappresentava più una minaccia che una possibilità. Anche la scienza, per un certo tempo, alimentò questa supposizione: Schiaparelli, ad esempio, teorizzò la presenza di canali artificiali sulla superficie del pianeta rosso a causa di alcune osservazioni errate frutto di un semplice effetto ottico.
L'idea di Ian Watson per il nuovo pericolo proveniente da Marte è, invece, molto più simile a quella di altri romanzi della fantascienza di genere, però, terroristico: in questo sottogenere si suppone che, da un laboratorio segreto da qualche parte sul pianeta, sfugga un virus letale che inizia a propagarsi tra la popolazione, mietendo vittime a ogni piè sospinto. A questo punto la sfida diventa tra gli apparati governativi, che sfruttano l'occasione per realizzare un esperimento sul campo, spingendolo fino alle estreme conseguenze, e un gruppo di eroi senza macchia che cercano, invece, di fermare l'epidemia prima che si espanda irreversibilmente. In questo caso l'epidemia viene trasportata sulla Terra da Marte, a bordo di una sonda russa, che trasporta, ignara, una forma di vita aliena piccolissima che si attacca al corpo ospite in un rapporto simbiotico particolare, che esalta le caratteristiche del cervello umano. Nel bene, ma anche nel male.
Alla fine Gli dei invisibili di Marte mescola elementi di politica, riscatto sociale e approfondimento psicologico alla Stanislaw Lem, risultando però monco, come se fosse stato concluso un po' frettolosamente o come se fosse l'inizio di una serie mai proseguita.

mercoledì 20 febbraio 2013

Trambusto nei cieli

Questa breve storia di una pagina è tratta da Race for the Moon #2, albo a fumetti della Harvey Comics uscito nel settembre del 1958 e ora in pubblico dominio. E quindi mi sono divertito a tradurre questa pagina, oltre a schiarirla un po'.
La traduzione potrete leggerla cliccando sull'immagine qui sopra.