Quando all'inizio dei 2000 a
Mark Waid venne offerta la serie di
Fantastic Four, il prolifico sceneggiatore si fece carico con grande professionalità di un'impresa non da poco, complicata soprattutto dal fatto di non essere un estimatore della famiglia Richards. La sua scelta, però, fu in qualche modo piuttosto semplice, considerando tale premessa: ripartire praticamente da zero.
La serie di
Fantastic Four dell'epoca era ricominciata dall'1 nel 1998 nel corso di
Heroes return, che aveva riportati i Fantastici Quattro e altri eroi scomparsi nell'universo Marvel usuale dopo un anno passato all'interno di un universo tasca creato da Franklin Richards per salvarli dalla morte contro Onslaught (versione breve di una storia leggermente più complessa, che potrebbe essere definita come una specie di esperimento
Ultimate prima del vero e proprio concepimento dell'
Ulitmate-verse).
Prendere le misure
Quei primi numeri erano stati affidati a
Scott Lobdell e
Alan Davis, ma ovviamente, come in tutte le serie supereroistiche, non restarono a lungo sulla testata, che anzi vide una lunga gestione da parte di
Jeph Loeb, cui seguì
Carlos Pacheco che in quel periodo, affiancato da
Karl Kesel, si mise in gioco, anche con buoni risultati, alla scrittura.
Con la chiusura della gestione Pacheco, dopo una breve storia in tre parti scritta da
Adam Warren, con
Fantastic Four #60 arrivarono a bordo della testata il già citato Waid e, ai disegni, una sua vecchia conoscenza dei tempi di
Flash:
Mike Wieringo.
Con i primi numeri Waid prese un po' le misure con il quartetto, ponendolo all'inizio nella incresciosa situazione di dover ricostruire la propria immagine pubblica, cosa che in qualche modo era in parallelo con ciò che voleva Waid: costruire la sua immagine dei Fantastici Quattro!
Come lo stesso Waid ha raccontato in varie occasioni (e come ricordato nei redazionali di
Andrea Gagliardi dei due
Marvel Masterseries che raccolgono la sua gestione della testata), il suo obiettico era quello di far ruotare tutto intorno a Reed, che voleva rappresentare come un genio in grado di cambiare il mondo. Qualcuno al livello di
Albert Einstein, per intenderci! E a questo scopo, in apertura di
Fantastic Four #62, primo episodio della saga
Senziente, ecco che vediamo Reed, in pieno centro a New York, che trova la dimostrazione dell'ipotesi di Riemann (all'epoca la si chiamava ancora così, mentre oggi è sempre più usato il termine, decisamente più corretto, di "congettura" di Riemann), che ovviamente non è ancora stata trovata.
La sua gestione, però, fu segnata in particolare da due saghe legate una all'altra e, in qualche modo, a doppio filo al Destino di
Warren Ellis.
Come abbiamo visto, quell'interpretazione del personaggio distoglieva l'attenzione del lettore sulla vera essenza dello storico avversario dei Fantastici Quattro, e allora Waid decise di ricordare a tutti i lettori chi fosse realmente Victor von Doom.