A colpirli del piccolo e agile
tankobon firmato da
Naoto Yamakawa è lo stile particolare del tratto adottato dal
mangaka. In un certo senso, come conferma lo stesso Yamakawa nell'intervista alla fine del volumetto, lo possiamo considerare come una delle punte di diamante del fumetto
underground giapponese. Ovviamente quel "punta di diamante" è una mia definizione dovuta innanzitutto perché i suoi fumetti sono arrivati in Italia (e spero che questa raccolta non sia la sua prima e unica opera che leggeremo), e poi per la qualità dei racconti presenti.
Il volumetto, infatti, opportunamente introdotto da
Davide Castellazzi, presenta 10 racconti brevi che spaziano tra i racconti di "vita vissuta" e le ispirazioni
pop e letterarie, come per esempio le brevi storie ispirate a canzoni popolari o poesie nipponiche. Nelle storie normali, invece, emerge un interessante approccio narrativo che in qualche modo mi ricorda
Alfred Hitchcock presenta, con tematiche che, però, si intrecciano con quelle di
Franz Kafka. Alcune soluzioni, poi, sembrano simili a quelle adottate in Italia da
Zerocalcare: nel racconto di chiusura, per esempio, il protagonista sembra sostituire uno dei suoi interlocutori con un personaggio non umano, salvo poi scoprire che non esiste.
Quello di apertura, invece, è una specie di distopia in cui gli animali antropomorfi sono alla guida della nuova società terrestre e il protagonista è un semplice essere umano che cerca di sopravvivere in un mondo che non sembra più tagliato per gli esseri umani. In questo senso le tematicke di Yamakawa, trattate sempre con garbo e delicatezza, risultano
kafkiane, affrontando cioé il tema del sentirsi in qualche modo fuori dal mondo. Il tutto, però, molto ben alleggerito da un'ironia di fondo che quasi si trasforma in risata una volta giunti alla fine.